L'anno dei romani era di 365 giorni, ma col passare dei secoli, la differenza di sei ore circa,
fra il tempo impiegato dalla Terra a compiere la sua rivoluzione intorno al Sole e la durata
dell'anno civile aveva provocato una sensibile discordanza tra le stagioni e le date del
calendario.
Giulio Cesare, consigliato dall'astronomo alessandrino Sosigene, introdusse una riforma
facendo seguire a tre anni comuni (di 365 giorni) un anno di di 366 giorni. Nel calendario giuliano
il giorno intercalare si inseriva in febbraio, raddoppiando il sesto giorno prima delle calende
(il primo giorno del mese romano) di
marzo ed era detto bis sextus dies ante calendas martias e l'anno in cui si introduceva veniva
chiamato annus bissextilis.
La riforma gregoriana, entrata in vigore nel 1582 sotto il pontificato di papa
Gregorio XIII, ha modificato il calendario giuliano precisando che sono bisestili
tutti gli anni il cui numero che li rappresenta è un multiplo
di 4, eccetto quegli anni secolari (ossia multipli di 100) il cui numero non è anche
un multiplo di 400, che restano quindi di 365 giorni. Non sono stati bisestili ad esempio il
1800 e il 1900 ma lo è stato il 1600 e lo sarà il 2000.
Pagina aggiornata al 10 giugno 1998.
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